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Gianfranco Zadra, trentino, residente in Perù dal 1956. Lavorò per la ditta italiana Panedile Peruana s.a. nella Centrale Idroelettrica di Machu Picchu (Cuzco-
In compagnia di un amico italiano, Mario de Muro, e di un esperto cacciatore della valle chiamato Estrada, Zadra iniziò ad esplorare i dintorni, ricercando i luoghi indicati nelle mappe del Dott. Gren. Ritrovarono quindi le rovine di Runcu Raccay, Sayac Marca e la più importante fra tutte: Puyu Pata Marca; tutte ricoperte da una fitta e intricata vegetazione. Dopo quasi un anno di ardua ricerca e pulizia (aiutati solo da “machetes”) dei siti archeologici indicati, trovarono tratti interi mai scoperti e cittadelle sconosciute fino ad allora (nella gola che unisce la montagna con Machu Pucchu), luoghi questi che non apparivano neanche nelle mappe della precedente spedizione. Nel 1959 presentarono una relazione dettagliata con descrizioni, fotografìe e tutto il materiale ritrovato nella zona, alla Corporazione di Ricostruzione e Sviluppo del Cuzco (CRIF).
Ascensioni di Zadra in Perù:
1956 luglio salita al Nevado Keñuane (5400 m)
1957 14 ottobre vetta settentrionale del Chachani (6087 m)
1957 ascensione al Misti (5821 m)
1958 maggio ascensione al Misti (5821 m)
1959 7 giugno cima centrale del Pichu Picchu (5684 m)
1959 salita al Nevado Keñuane (5400 m)
1959 giugno/luglio Condori (5286 m)
1959 30 agosto cratere del Pico Ubinas (5670 m)
1960 ascensione al Misti (5821 m)
1960 Nevado Artillero (5300 m)
1964 luglio tentativo al Misti
1964 agosto Pichu Picchu (cime minori)
*(Si ringrazia vivamente Antonio Poletti -
Di fatto, Zadra, con la sua grande energia e spiccata curiosità, mista a una grande cultura, ha aiutato a divulgare e far conoscere quella che oggi è una fra le mete turistiche più amate e conosciute al mondo: con il suo gruppo, fu la prima persona a percorrere, pulire e far conoscere los Caminos del Inca, vent’anni dopo lo stesso Dott. Gren, scopritore ufficiale di queste rovine. Non solo: fu lui a pubblicare per primo, sotto l’interesse non prettamente archeologico ma turistico-
Il viaggiatore comune che si reca a Vilcabamba, non saprà mai questa storia. Nessun libro né targa né guida riporta questi fatti. Ma ancora oggi le persone più anziane del posto ricordano “quel matto di un italiano” che vagava per la Valle e che ogni tanto vedevano appeso con l’aiuto di corde a qualche parete scoscesa. Io stessa sapevo poco di questa storia. Ho ritrovato carte, mappe e documenti in un vecchio baule, solo di recente. Ed in un mondo dove sembra mancare la bussola, io ne ho una infallibile: il suo ricordo.
Caterina Zadra